Castell’Alfero il comune astigiano del tricolore e della maschera popolare di Gianduja

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Castell’Alfero è un comune collinare in provincia di Asti fa parte dalla comunità Monferrato Valleversa dal torrente omonimo.

È celebre per due particolarità storiche culturali: ha dato i natali nel 1774 a Giovan Battista de Rolandis, l'ideatore della coccarda tricolore e primo martire del Risorgimento e per aver dato origine nel 1808 a Gianduja la maschera simbolo carnevalesco del Piemonte.

I primi insediamenti storici risalgono all’epoca romana, però la prima documentazione ufficiale è datata 1159 quando il Barbarossa confermò ad Asti alcuni cascinali del territorio. Nei secoli sorsero dissapori tra gli abitanti di Castell’Alfero e gli astigiani, nel XIV secolo il territorio fu dato in dote alla moglie di Carlo d’Orleans ed è descritto come un borgo difeso da mura. Nel 1616 il paese venne distrutto dai Gonzaga in rappresaglia contro i Savoia, divenuti signori di Asti e del territorio limitrofo dal XVI secolo.

Nel XIX secolo Castell’Alfero divenne di proprietà della famiglia Mella e degli Ottolenghi di Asti fino a diventare comune autonomo nel 1905.

Tra gli edifici architettonici e d’arte da ammirare in primis il Castello dei conti d’Amico, famiglia che controllava le finanze dei Savoia ed perfino un membro Carlo Luigi fu ciambellano di Paolina Bonaparte. Nel XVIII secolo la struttura castellana secentesca venne trasformata a residenza barocca su progetto dell'architetto Benedetto Alfieri, zio del poeta Vittorio Alfieri.

L’edificio, attualmente sede del comune, conserva all’interno il meraviglioso scalone verde con affreschi, stucchi e con un pregevole pavimento di ceramica dipinto a mano; inoltre di notevole interesse l’ex salone delle feste o salone rosso con affreschi di scene militari di artisti della scuola del Tiepolo.

In una borgata è situato il ciabot della maschera Gianduja del XVIII secolo con accanto un crotin, particolare costruzione scavata nel tufo.

Per quanto concerne l’arte religiosa da ammirare è la Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo del XVIII secolo, è in stile barocco e fu progettata con molta probabilità anch'essa dall’architetto Alfieri; nel XX secolo furono eseguiti lavori di ampliamento con la costruzione di altari marmorei con varie decorazioni sul soffitto. L’edificio religioso più antico è la Chiesa campestre della Madonna della neve del XII secolo in stile romanico caratterizzatra da un'alternanza di mattoni e pietra arenaria con un inconsueto campanile cilindrico. All’interno sono conservati affreschi del XV secolo ed antichi graffiti in alcune pareti della chiesa.

Infine di interesse naturalistico è il roseto della sorpresa, un rustico del XIX secolo con giardino e boschetto di pertinenza; conserva un sottobosco e vari esemplari centenari. Inoltre grazie ad una sapiente ricerca botanica svolta dallo studioso Piero Amerio, il roseto conserva una vasta collezione di rose selvatiche ed ibride di estremo valore; dal 2007 è considerato giardino storico piemontese. Possiede anche rose autoctone della Cina, del Giappone, delle regioni himalayane, del nord America ed ovviamente dell’Europasi possono ammirare rose di antiche origini inserite nei testi botanici e varietà più recenti sempre comunque molto rare.

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