La “casa per esercizi” dei Padri Gesuiti e la Casa Professa di Genova

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Tra le varie tipologie di strutture aperte dai Gesuiti nelle città in cui si erano insediati ve ne era una riservata espressamente alla pratica degli esercizi spirituali effettuati da laici sotto la guida dei padri: la cosiddetta Casa per Esercizi. Si tratta, come ricorda Richard Bösel, di “efficaci strumenti dell’attiva inculcazione della spiritualità ignaziana”, non “insediamenti autonomi, ma soltanto dépendances di Collegi più grandi usate saltuariamente”.

Genova, in quanto sede di una importante Casa Professa, non faceva naturalmente eccezione: i padri, nella città ligure, inizialmente scelsero, come sede per questa struttura, l’appartamento superiore del Noviziato di Sant’Ignazio a Carignano, ricavato in quella che era stata precedentemente una casa di proprietà di Giacomo e Giuseppe Squarciafico ed attigua alla Casa di Probazione.

La sistemazione, pur garantendo una certa indipendenza dal Noviziato, si rivelò però non ottimale poiché gli ambienti erano troppo piccoli per poter dare soddisfazione alle molteplici richieste.

Venne in soccorso della Compagnia padre Giacomo Lomellino che nel 1704, al momento di rinunciare ai propri beni, decise di destinarne una parte alla creazione di uno spazio indipendente per la pratica degli Esercizi Spirituali. Grazie anche a tale donazione il padre provinciale Filippo Pallavicino decise di creare una nuova “casa”, più ampia e separata dal noviziato, e di trasferirvi completamente la pratica degli Esercizi Spirituali.

La scelta per la nuova sede cadde su un palazzo, originariamente di proprietà della marchesa Maria Teresa Spinola, ubicato nei pressi della Basilica di Carignano e acquistato nel 1740, nonostante l’opposizione dei Sauli, per la somma di trentatremila lire. I lavori si conclusero nel 1745 e l’anno successivo la nuova fondazione fu consacrata dal preposito della Casa Professa.

Della struttura originale del palazzo, stando alle cronache, non rimase pressoché nulla ad eccezione del refettorio e dell’atrio.

La particolarità che contraddistingue la Casa per Esercizi genovese, realizzata su progetto del gesuita Giuseppe Preando, è rappresentata dal fatto che, insieme ai due esempi milanesi (edificati a partire del 1733) e a quello torinese (completato intorno al 1712), essa costituisce l’unico esempio di edificio progettato appositamente per ospitare gli esercitandi.

Interessante è rilevare, a tal proposito, che la struttura genovese è l’ultima ad essere stata edificata ma è anche l’unica ad essere stata completamente realizzata e ad essere ancora conservata: la casa torinese fu infatti distrutta nel 1942 mentre quelle milanesi, al momento della soppressione della Compagnia, risultano completate solo in parte.

«Lo schema distributivo del grandioso edificio», ricorda Emmina de Negri, appare caratterizzato dal «lungo corridoio passante da un estremo all’alto dell’edificio raccordato con gli atri e le logge, con la monotona e conventuale successione delle camere, con i pochi vani comunitari quali cappella e refettorio alle estremità del corridoio». L’austerità di questi ambienti, in contrasto con la ricchezza di altre strutture, non deve però apparire insolita: le Case per Esercizi devono infatti disporre di numerose camere ma di pochi ambienti destinati alla vita comunitaria come le aule scolastiche o una chiesa aperta al pubblico. Pur mantenendo una certa imponenza, esse si discostano dunque sensibilmente dalla tipologia del Collegio avvicinandosi piuttosto, nella ricerca di isolamento, a quella del Noviziato.

I corridoi, le stanze e gli ambienti del seminterrato del palazzo, nel loro aspetto attuale ancora in parte da studiare, recano i segni dei mutamenti di destinazione avvenuti nel corso del tempo: dopo la soppressione della Compagnia esso rimase in un primo momento sede dei Gesuiti, che benché ridotti allo stato laicale desideravano continuare a vivere in comunità, ed in seguito divenne sede prima del Direttorio, durante la Repubblica Democratica Ligure, ed in seguito, tra il 1808 e il 1809, del Collegio della Divina Pastora, meglio noto come Collegio degli Ussari o dei Soldatini. Durante il dominio napoleonico il complesso fu prescelto per ospitare il Liceo Imperiale ma i lavori di rinnovamento e adattamento dei locali risultarono inutili poiché nel 1811 fu annullato il decreto che collocava a Carignano tale istituto scolastico.

Allontanato anche il Collegio dei Soldatini, l’edificio divenne sede di una fabbrica di cotone, di proprietà di Giacomo Arpe, per ritornare di proprietà dei Gesuiti nel 1818.

Negli anni successivi la Casa per Esercizi fu per due volte occupata dai militari, nel 1821 e 1831, e altrettante volte, nel 1832 e nel 1835, requisita per epidemie.

Ritornato nel 1838 nuovamente di proprietà della Compagnia, che vi rimase altri dieci anni prima di essere espulsa dal Regno Sardo, l’edificio fu sia imbiancato sia sottoposto ad un ulteriore intervento di restauro e probabilmente proprio in questa occasione andarono perse le decorazioni pittoriche che ornavano gli ambienti interni.

Dopo aver ospitato a lungo il Distretto Militare dell’Esercito, l’ex Casa per Esercizi è divenuta la sede del Centro Documentale di Genova che solo in anni recenti ha abbandonato la struttura.

 

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