La vulnerabilità sismica del territorio in area G.A.L. Borba

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Le linee guida per la conservazione e il recupero dell'edilizia rurale e il paesaggio del G.A.L. Borba dedicano una sezione specifica al tema della riduzione della vulnerabilità sismica. Oggi, 24 agosto 2018, a due anni dal grande terremoto che ha interessato il centro Italia pensiamo sia giusto trattare questo argomento con un'analisi puntuale concentrata sulla nostra regione (il Piemonte) e sul nostro territorio (l'alessandrino).

La vulnerabilità sismica del territorio in area G.A.L. Borba

Il territorio del G.A.L. Borba, rispetto alla classificazione sismica, cioè alla definizione del grado di pericolosità sismica cui corrispondono norme vincolanti per le costruzioni, ricade in due diverse classi ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale del Piemonte n. 65-7656 del 21 Maggio 2014, che riprende le precedenti DGR n. 4-3084 del 12.12.2011 e n. 11-13058 del 19.01.2010.
Come risulta evidente nella carta della classificazione sismica del territorio piemontese, la Provincia di Alessandria ricade in prevalenza in zona sismica 3, mentre il territorio della Provincia di Asti presenta solo una piccola parte in zona sismica 3 e quasi tutto il territorio ricade in zona sismica 4.


In particolare ricadono in zona sismica 3, zona in cui possono verificarsi forti terremoti ma rari, i seguenti Comuni del G.A.L. Borba in Provincia di Alessandria (clicca sul comune per scoprirne alcune curiosità): Acqui Terme, Alice Bel Colle, Belforte Monferrato, Bosio, Carpeneto, Casaleggio Boiro, Cassine, Cassinelle, Castelletto d’Orba, Cremolino, Grognardo, Lerma, Molare, Montaldeo, Morbello, Mornese, Morsasco, Orsara Bormida, Ovada, Prasco, Ricaldone, Rivalta Bormida, Rocca Grimalda, Silvano d’OrbaStrevi, Tagliolo Monferrato, Trisobbio e Visone.


Ricadono in zona sismica 4, con pericolosità sismica molto bassa, i seguenti Comuni del G.A.L. Borba (clicca sui comuni per scoprirne alcune curiosità): in Provincia di Alessandria: Bistagno, Cartosio, Castelletto d’Erro, Cavatore, Denice, Malvicino, Melazzo, Merana, Montechiaro d’Acqui, Pareto, Ponti, Ponzone, Spigno Monferrato, Terzo d'Acqui; in Provincia di Asti: Bubbio, Cassinasco, Castel Boglione, Castel Rocchero, Cessole, Loazzolo, Mombaldone, Monastero Bormida, Montabone, Olmo Gentile, Roccaverano, Rocchetta Palafea, San Giorgio Scarampi, Serole, Sessame e Vesime.


Per quanto in gran parte del territorio del G.A.L. Borba la periocolosità sismica sia bassa, la prevenzione sismica nel campo della sicurezza strutturale è un obiettivo da considerare sempre prioritario. Gli interventi di recupero del patrimonio costruito tradizionale dovranno quindi mirare, da una parte, alla conservazione delle tipicità architettoniche e costruttive dei manufatti e, dall’altra, alla diminuzione della vulnerabilità rispetto a possibili eventi sismici, con azioni compatibili con le caratteristiche del costruito esistente.

    

Quali interventi di recupero sono ammissibili sugli edifici tradizionali dell'area G.A.L. Borba?

Nel caso di interventi di recupero è sempre indispensabile, per affrontare il progetto in modo consapevole, acquisire i dati necessari per delineare un quadro conoscitivo relativo tanto agli aspetti costruttivi e allo stato di conservazione dei diversi elementi che compongono un edificio, quanto agli aspetti legati al comportamento strutturale, anche al fine di valutare il rischio in caso di eventi sismici. L’edilizia storica presenta spesso vulnerabilità strutturali nei confronti delle azioni sismiche: negli edifici tradizionali ogni elemento architettonico, anche secondario e senza apparenti funzioni portanti, può influenzarla risposta strutturale in caso di sollecitazioni sismiche (circolare del Ministero delle Attività Culturali e del Turismo n. 15 del 30 aprile 2015). Risulta importante, di conseguenza, anche al fine di migliorare il comportamento strutturale degli edifici, estendere l’analisi e la valutazione anche agli elementi secondari, considerati non strutturali.

Poiché «le architetture rurali aventi interesse storico o etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale» sono considerate beni culturali ai sensi del Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, «Codice dei beni culturali e del paesaggio», si può assimilare il patrimonio costruito tradizionale del G.A.L. Borba al patrimonio costruito soggetto a tutela in quanto bene culturale, per il quale le Norme Tecniche (D.M. del 14 gennaio 2008) per le costruzioni prevedono la possibilità di limitarsi a interventi di miglioramento. In ogni caso, se possibile, è opportuno evitare interventi che snaturino complessivamente l’edificio, concentrandosi su interventi localizzati di riparazione o di miglioramento.

Come consigliato nelle «Linee guida per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14 gennaio 2008», gli interventi devono essere rivolti a singole parti del manufatto, il più possibile contenuti per estensione e numero, comunque evitando di alterare in modo significativo l’originale distribuzione delle rigidezze negli elementi. L’esecuzione di interventi su porzioni limitate dell’edificio va comunque valutata e giustificata nel quadro di una indispensabile visione d’insieme. La scelta delle tecniche d’intervento, da valutare caso per caso, dovrà privilegiare quelle meno invasive e più compatibili con l’esistente, tenendo conto dei requisiti di sicurezza e durabilità.

Le linee guida indicano poi tutta una serie di misure mirate al miglioramento del comportamento dell’edificio in caso di sisma offrendo suggerimenti ed utili spunti, per maggiori approfondimenti sul tema scarica qui le linee guida del GAL Borba.


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