Tracce della presenza della compagnia di Gesù a Novi Ligure (Al), a cura di Davide Ferraris

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Inserisco tra le news dedicate alla conservazione questo interessante contributo di DAVIDE FERRARIS di Gavi Ligure (Al), giovane laureato in storia dell'arte presso l'Università di Genova, già tirocinante presso enti e musei sia liguri sia piemontesi (dal Forte di Gavi per conto della Soprintendenza, alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova, dal Museo Diocesano di Torino, alla Pinacoteca di Voltaggio), ha concluso recentemente una collaborazione con l'Archivio di Stato di Genova nell'ambito del progetto formativo 500 Giovani per la Cultura.                                                                                       

La vita del Collegio dei Gesuiti di Novi Ligure fu breve ma comunque significativa per la cittadina del Basso Piemonte. Aperto tra il 1755 e il 1758, e dipendente direttamente dalla sede genovese della Compagnia, esso venne infatti chiuso nel 1773 quando l’ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola venne soppresso per volontà papale.I Gesuiti assegnati a Novi Ligure, nonostante il lasso di tempo ridotto in cui operarono, ebbero comunque modo di attivare vari corsi coinvolgendo un numero sempre crescente di studenti e cittadini. Il segnale forse più evidente del successo dell’attività dei padri è la decisone di rinnovare, pochi anni dopo l’inaugurazione, l’edificio che ospitava il Collegio (che oggi si affaccia sul piazza Carenzi). In questa occasione fu probabilmente stabilito perfino di mutare ubicazione ed assetto dell’annessa chiesa per renderla più consona ad accogliere i numerosi allievi del Collegio. Dopo la soppressione dell’ordine, il complesso ha ospitato le scuole pubbliche e, successivamente, le carceri andando incontro ad una serie di interventi di restauro (anche recenti) che hanno ridotto le testimonianze, probabilmente già esigue, della presenza dei Gesuiti a Novi. Ancor peggiore fu la sorte della chiesa che, nel corso del XIX, fu demolita: dalla dispersione, e forse anche dalla perdita, degli arredi che ne seguì si salvò tuttavia la tela di Andrea Pozzo raffigurante la predica di San Francesco Saverio. Nonostante esista una teoria che la vorrebbe realizzata espressamente per Novi, secondo l’ipotesi più accredita l’opera sarebbe stata ideata dall’artista trentino per la chiesa della Casa Professa genovese da dove, a causa del rifiuto dei committenti gesuiti, sarebbe stata inviata nella chiesa del Collegio novese. Da qui, dopo la distruzione dell’edificio, sarebbe stata infine traslata nella Chiesa della Collegiata ove è tuttora custodita. Quest’opera, dalla datazione ancora incerta, costituisce una testimonianza molto importante del processo creativo dell’artista che, in questa fase della sua vita, sperimenta soluzioni iconografiche nuove che in alcuni casi riproporrà in seguito, in altri, invece, abbandonerà. Non pare che Andrea Pozzo abbia replicato questo soggetto, non in questi termini almeno, ma è significativo osservare che le invenzioni compositive ed iconografiche ideate per quest’opera e tanto criticate dai padri genovesi, furono invece perfettamente comprese e riproposte da Carlo Gaudenzio Mignocchi, nipote dell’artista trentino, per una tela custodita nella Chiesa degli Angeli Custodi di Mattarello (TN) e raffigurante, non a caso, la predica di San Paolo.

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