Le principali attrattività dei comuni monferrini: cultura, paesaggio ed enogastronomia

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In un precendente contributo è già stata analizzata la vastità del territorio del Gal Borba che nella nuova configurazione (PSL 2014/2020) comprende ben 58 comuni, in questo contributo si intende parlare di alcuni aspetti contenuti nel Programma di Sviluppo Locale "Scenari Rurali e Paesaggio vivente", documento pubblico e facilmente reperibile online. Il documento analizza in maniera approfondita le attività legate al mondo rurale presenti su questo territorio e l'interesse turistico che gravita attorno ad esse.

Mi ha stupito leggere come una "(…) recente indagine condotta in Piemonte durante l’estate 2015 e commissionata da Sviluppo Piemonte Turismo e Vodafone Italia, attraverso l’analisi dei Big Data, lascia emergere come, utilizzando i dati del traffico della rete mobile di Vodafone, sull’area del Gal i visitatori liguri arrivano a circa il 76% dei passaggi (…)" e cosa attrae principalmente questi visitatori? Anzitutto, come è giusto che sia, le cosiddette emergenze storico-architettoniche esistenti e diffuse in maniera piuttosto omogenea su quasi tutti i 58 comuni, si tratta nello specifico di torri, castelli, complessi rurali (inclusi gli edificati minori pertinenziali caratteristici sul piano tipologico, formale e materico), edifici religiosi (pievi campestri o cimiteriali), siti archeologici, piccoli borghi… A queste emergenze si affiancano, poi gli itinerari che si sono venuti a sviluppare lungo le pievi campestri, quello suggestivo dei Calanchi, il lungo Bormida, la Via delle Ginestre, i sentieri dell'Acquese e dell'Ovadese (sono per citarne alcuni). Alle peculiarità architettoniche e paesaggistiche si affiancano poi inevitabilmente quelle enogastronomiche che caratterizzano questo territorio (a puro titolo di esempio: la Robiola di Roccaverano e il vino).

Il Piano di Sviluppo Locale passa poi ad analizzare quelle che sono le principali criticità di questo territorio come ad esempio la carenza di integrazione tra gli operatori del comparto primario (agricolo ed agroalimentare) con il settore turistico, la scarsa tendenza degli operatori di fare "rete comune" con evidente ricaduta sulle filiere locali nella valorizzazione del contesto territoriale (e conseguentemente sul turismo), l'abbandono delle superfici vitate o seminative (problema delle aree incolte)…a tutti questi aspetti indubbiamente reali vorrei, da tecnico specialista, aggiungerne uno io legato alla qualità dell'architettura, specie quella rurale tradizionale che si sta progressivamente trasformando. Se è, infatti, vero che il punto di forza di questi luoghi è proprio la presenza diffusa e omogenea di borghi di impianto medioevale, caratterizzati da suggestivi centri storici e da elementi di architettura tradizionale è anche vero che soltanto attraverso la loro adeguata conservazione è possibile garantirne la sopravvivenza.

La salvaguardia dei nostri centri storici e più in generale della nostra edilizia rurale (le nostre cascine, i nostri ciabot) può essere garantita sul lungo raggio soltanto attraverso un'illuminata politica della conservazione e del recupero effettuata attraverso il rispetto dei modi di costruire tradizionali, dei materiali locali (conciliando solo laddove possibile l'esigenza del nuovo al vecchio), delle forme tradizionali e delle culture locali. La mia esperienza personale mi porta a dire, con rammarico, che purtroppo non sempre questo avviene.

E' importante sottolineare che la Regione Piemonte sta investendo molto in questa "educazione del territorio" ma il recepimento delle indicazioni regionali non deve avvenire solo attraverso l'adozione di questa o quella "linea guida" bensì deve essere un discorso profondo che passando attraverso la politica locale arriva al singolo cittadino.

Alla base di tutto deve esserci la volontà di volere davvero salvaguardare il territorio in ogni sua componente architettonica, paesaggistica, naturalistica ed ambientale e per farlo può capitare, talvolta, di dovere rinunciare a qualcosa: siamo davvero pronti a farlo? La sfida è sempre aperta e dovrebbe tenere conto del fatto che la lungimiranza politica porta quasi sempre ad ottimi risultati.

 

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