Il museo della carta: tradizione e testimonianza di un’arte antica

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La carta è lo strumento più importante per comunicare: lo è stato in passato e lo è ancora oggi, nonostante l’avvento digitale di computer, tablet, smartphone. Non a caso quando abbiamo bisogno di annotare un appuntamento, scrivere delle riflessioni o più semplicemente fare la lista della spesa ricorriamo ad un foglio di carta.

L'edificio che ospita dal 1992 il Museo della Carta era in passato una delle moltissime cartiere che pullulavano nel territorio da Voltri a Varazze e nell’entroterra: in particolare questa di cui stiamo trattando apparteneva alla famiglia Sbaraggia ed era situata nella località di Acquasanta sulle alture di Genova Voltri. Attiva dal 1756 fu una delle ultime cartiere ad essere dismessa nel 1985; successivamente grazie ai fondi CEE ed alla collaborazione della provincia di Genova e del comune di Mele, nel 1997 è stato inaugurato il "Centro di raccolta e di testimonianza dell'arte cartaria".

Le cartiere venivano azionate grazie al funzionamento di grandi ruote che usavano l'energia cinetica dei salti d'acqua dei vari torrenti che scendevano impetuosi a valle verso il Mar Ligure. Il periodo più fiorente fu attorno al 1700 quando si contavano un centinaio di fabbriche; la carta di Mele era particolare perché non tarlava per cui era molto ricercata dalle corti di Spagna, Portogallo ed Inghilterra.
Dagli archivi risulta che con ogni probabilità la carta usata per la redazione della Magna Charta Libertatum (con la quale Re Giovanni concesse la costituzione al popolo inglese) del 1215 proveniva da Cartiere genovesi.

Visitare questo museo è come calarsi nel passato tra macchinari e strumenti perfezionati nei secoli: il percorso inizia con lo sfilamento degli stracci attraverso macchinari dentati chiamati magli, fino ad ottenere una poltiglia che prendeva il nome di pisto. Questo tipo di meccanismo è stato usato dal 1400 al 1700 dopo di che si fece uso del cilindro olandese che triturava i pezzi di stoffa, i quali successivamente venivano passati in telai e lasciati asciugare prima attraverso feltri quindi in apposite camere areate.

In epoche più recenti agli stracci si preferì il riciclo della carta stessa che subiva lo stesso trattamento e procedura; con l'avvento della rivoluzione industriale vennero realizzate macchine più elaborate a getto continuo. Queste permettevano la realizzazione di blocchi di carta che i cartai tagliavano con particolari strumenti a tagliola; quindi i fogli venivano stesi come panni in essiccatoio che possedevano delle persiane particolari fatte ad ala di uccello in modo da sfruttare le correnti d'aria.

Ogni cartiera aveva il suo marchio di fabbrica che veniva impresso dai telai; in epoca più recente si vennero perfino ad usare stampi in filigrana per carta di maggior pregio.
Il Museo della Carta viene fatto rivivere da Mastri Cartai che riproducono fedelmente tutte le tappe della lavorazione dagli stracci o dalla carta riciclata alla creazione di quaderni, agende e varia oggettistica per fare capire quanta maestria ed ingegno nascondesse quella produzione. Sono stati perfino creati gli strumenti in miniatura per dare un tocco di curiosità ulteriore in questo mondo affascinante; se solo ci soffermiamo un attimo a pensare che ogni giorno scriviamo su un materiale così facile ad avere in mano, dobbiamo soltanto inchinarci alla fatica ed alla creatività dei nostri avi che realizzavano tutto ciò con strumenti rudimentali ed a mano. Come ha scritto l'ex Assessore alla cultura della provincia di Genova, Maria Cristina Castellani:" La buona vecchia carta di Mele è un'icona di uno scrivere umano".

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