Le raffigurazioni del Sommo Poeta Dante nell’arte pittorica figurativa

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Le raffigurazioni del Sommo Poeta nell’arte pittorica figurativa

A 700 anni di distanza dalla morte di Dante Alighieri mi piacerebbe parlare di questo grande Poeta analizzando le sue tante rappresentazioni nell’arte pittorica figurativa.


L’immagine più classica che abbiamo del volto di Dante è quella di Sandro Botticelli che lo ha rappresentato di profilo con mento sporgente e naso aquilino, grandi mascelle un po’ malinconico e pensoso e con la veste rossa.

Le stesse caratteristiche le troviamo anche nel volto dipinto dal divino Raffaello nella stanza della Signatura nella disputa del Sacramento.

Il sommo poeta è collocato nella sezione dedicata alla chiesa militante in particolare nella dedica alla teologia con la quale l’anima attraverso la Fede può raggiungere la verità. Assieme a Dante sono ritratti il Bramante, Francesco della Rovere, San Gregorio, Beato Angelico, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Tommaso Aquino e Sisto IV.

All’interno della cattedrale di Santa Maria in Fiore scopriamo il dipinto di Domenico di Michelino “Dante ed il suo poema”; il Vasari lo annovera tra i discepoli di Beato Angelico. Nel 1456 fu incaricato di eseguire un ritratto di  Dante per la celebrazione del secondo centenario della nascita. Ha tra le mani il suo poema ed ha il capo incoronato con l’alloro, attorno a lui la sua Firenze e la raffigurazione delle tre cantiche della commedia dove campeggia la montagna del purgatorio.

All’interno del palazzo arte dei giudici e dei notai possiamo ammirare uno dei più antichi ritratti documentati di Dante; fa parte di un ciclo di affreschi nei quali si osserva la Firenze medievale. Malgrado lo stato di conservazione molto compromesso, si può notare un ritratto dantesco molto particolare rispetto a quelli che siamo soliti vedere….. ha un naso lungo ma non aquilino, il mento non è pronunciato e non ha la fronte accigliata.

Da documentazioni di archivio l’autore dell’affresco dovrebbe essere Jacopo di Cione fratello dell’Orcagna e la datazione risalirebbe al 1366 ed il luogo è la sala maggiore dell’arte. Oltre a Dante si può osservare il più antico ritratto di Boccaccio e le “gambe” di Petrarca e Zanobi da Strada purtroppo i busti ed i visi sono andati perduti.

In epoca rinascimentale Agnolo Bronzino nel 1532 nella sua opera “Dante rivolto verso il Purgatorio “ ritrae il poeta con una immagine che fa riferimento alla biografia vasariana.

Il più antico ritratto di Dante è ubicato nella cappella del Podestà nel palazzo del Podestà o del capitano del popolo della metà del XIII secolo ed appartiene al grande Giotto, amico di Dante. Siamo certi della sua paternità e che sia il volto di Dante poiché lo riporta il Vasari nelle “Vite” e da lui sappiamo anche che fino agli anni sessanta del Cinquecento il ritratto giottesco era ancora ben visibile.

Nella sala delle udienze del Palazzo oggi museo del Bargello, nel 1302 Dante venne condannato all’esilio o a morte nel caso avesse rimesso piede a Firenze, alcuni anni dopo Giotto e la sua scuola incominciarono l’affresco e Dante venne collocato tra i Beati del Paradiso; così come la Maddalena si è pentita dei suoi peccati ugualmente Dante attraverso il viaggio nella commedia si è redento e viene posto tra le anime beate.

La cappella inizialmente costruita come luogo di preghiera del podestà dal 1574 divenne un carcere sotto Cosimo I Medici in particolare quella era la stanza dove trascorrevano la loro ultima notte i condannati a morte. Gli affreschi in questo periodo vennero coperti da uno strato di intonaco soltanto nel 1840 Antonio Marini ritrovò il ritratto eseguito da Giotto dove Dante ha un copricapo, la veste rossa ed ha in mano un libro; purtroppo lo stato di conservazione dell’opera è molto compromesso.

Due ritratti rilevanti dell’immagine di Dante li ammiriamo all’interno della Chiesa di Santa Maria Novella nella cappella della famiglia Strozzi di Mantova e sono opera di Nardo di Cione, pittore fiorentino. È una rappresentazione pittorica della divina commedia, l’artista affrescò nella parete dietro l’altare accanto al Giudizio Universale le tre cantiche dell’inferno, del purgatorio e del paradiso. L’altro profilo ritrae il sommo con un vestito verde e con un copricapo dello stesso colore.


 

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