I giochi della tradizione: patrimonio orale e immateriale

Giochi della tradizione: patrimonio orale e immateriale

Il patrimonio storico culturale di una città o di una nazione non è dettato solamente dai monumenti, dai musei, dalle cattedrali o dai meravigliosi paesaggi ma è anche composto dall’insieme di manifestazioni storiche, feste popolari e giochi legati alla tradizione.

Il gioco fa parte dell’umanità ed è fondamentale per la vita perché rappresenta la sorpresa, la creatività, la memoria ed il confronto ed è spesso proposto nelle piccole comunità dove adottano regole non scritte ed utilizzano e creano gli strumenti da gioco con metodi artigianali utilizzando materiali del luogo.

Nel 2003 nella carta internazionale dei giochi l’Unesco ha stabilito che il gioco tradizionale fa parte dei patrimoni orali ed immateriali dell’umanità; a questo proposito è sorta l’A.G.A. associazione giochi antichi che organizza manifestazioni occupandosi della salvaguardia delle comunità ludiche che conservano il crearsi dei giochi portando avanti la memoria storica, la creatività sociale e la cultura dei vari territori.

Tra le attività una particolare manifestazione si svolge ogni anno a Verona si tratta del Festival del Tocati il cui dossier è stato proposto per la candidatura Unesco. La città di Giulietta e Romeo ogni anno ospita all’interno di questa manifestazione una delegazione proveniente da un paese del mondo in uno scambio di giochi e di culture tradizionali.

Tra le attività ludiche più significative troviamo:

Il pallone col bracciale giocato nei sferisteri, rappresenta uno dei giochi più antichi che risale all’epoca rinascimentale come si legge in un trattato del 1555; inoltre era praticato anche alla corte di Urbino dei Montefeltro. È un derivato dalla pallacorda, tra i fuoriclasse di questa disciplina troviamo Carlo Didimi che venne cantato dal Leopardi nella poesia “Garzon Bennato”. Il bracciale è in legno di noce ed è un pezzo unico adattato alla mano ed al polso del giocatore ed è caratterizzato da 105 punte ed un peso che va da uno a due chili. La palla in pelle di manzo conciata ha un peso di tre etti.

Lancio del maiorchino ha origine nella località di Novara di Sicilia: si tratta di un disco in legno o una forma di formaggio pecorino locale dal peso di 10/12 chili che si lancia con la mano attraverso la lazzada ossia uno spago, lo scopo è far rotolare il disco per le stradine sbattendo contro i muri e saltellando tra i gradini tra mille difficoltà. La fortuna di evitare i trabocchetti e l’abilità nel lancio permetterà la vittoria finale. La sua origine risale al Seicento.

Schida gioco simile al tamburello, deriva da un’asse di legno usata in cucina con la quale si colpiva una pallina fatta di stracci o corde appallottolate. In epoca moderna la schida è stata sostituita da un tamburello e la palla è di gomma.

Birillo Parato è un gioco che risale al XIV secolo ed è una pratica di lancio che utilizza due birilli uno mobile che viene lanciato per abbatterne un altro fisso.

La morra diffusissimo in tutta Italia serve un tavolo e le dita dei giocatori abili e veloci per sviluppare il gioco.

Il zugo dell’ovo (lancio dell’uovo) nasce in una comunità del veronese e prende spunto da una processione in onore della Madonna Addolorata per ricordare la peste scampata nel Quattrocento durante il periodo pasquale. Da qui l’uso delle uova per il lancio: si compie un passo indietro per rendere sempre più difficile il gioco che nasce negli anni Cinquanta del secolo scorso.

Il carron è un gioco da tavola originario dell’India chiamato anche “biliardo da dita” ha la finalità di imbucare le proprie pedine negli angoli colpendole con una pedina fatta muovere con dei colpetti.

Il backgammon , gioco da tavola per due giocatori che si svolge con 15 pedine, ha origini antichissime la pratica viene fatta risalire a circa 5600 anni fa nel gioco reale di Ur, ritrovato nella tomba di un re sumero. Venne praticato anche nell’antico Egitto con una variante come si evince da tavole risalenti al 1500 A.C. nella tomba del faraone Tutankhamen.

La palota o mini tennis si giocava con strumenti simili a racchette di legno e pelle in campi con sponde laterali.

Il bijè originario delle Langhe (Farigliano) in epoche antichissime è legato ai riti di fertilità e possesso dei terreni. Era un gioco soprattutto femminile nel quale erano necessarie nove bijè (grandi birilli) in legno di cui otto alte 80 centimetri ed una di 90 centimetri ed una boccia chiamata “ribalta “ dal diametro di 15 centimetri.


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