Il fascino della leggendaria città di Palmira

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Palmira fu un’importante città dell’attuale Siria collocata all’interno di un’oasi è stata un crocevia carovaniero tra Oriente ed Occidente.

Nell’età antica fu un centro florido grazie all’abbondanza di sorgenti la cui acqua dava modo alle carovane di attraversare il deserto sulla linea diretta dal medio Eufrate alla Siria.

Purtroppo tra il 2015 e il 2016 la guerra civile siriana e l’azione terroristica dell’Isis hanno portato alla distruzione di importanti monumenti della leggendaria città e perfino all’uccisione del direttore dell’area archeologica di Palmira, Khaled al-As’ad nel 2015.

Fortunatamente i numerosi scavi archeologi del passato con le relative immagini e foto hanno permesso di ricostruire la storia di Palmira con i suoi reperti, le statue, le monete, i resti delle colonne, delle strade e dei templi.

Nel 1980 il sito è entrato a far parte del Patrimonio mondiale Unesco ed ahimè dal 2013 è stato dichiarato come Patrimonio Unesco in grave pericolo.

Il suo grande sviluppo avvenne tra il I ed il III secolo d.C. durante il periodo dell’impero romano sotto Augusto ed Adriano; nel III secolo la regina Zenobia trasformò il Regno di Palmira, che era sotto l’influsso romano, in uno stato a monarchia indipendente e si proclamò Augusta e discendente di Cleopatra.

L’intervento repentino di Roma sotto Aureliano riportò Palmira sotto l’egemonia dell’impero; Zenobia, secondo una delle leggende, venne portata a Roma legata con catene d’oro e fatta sfilare come trofeo per il trionfo di Aureliano siamo nell’anno 274 d.C.

Tra le varie scoperte archeologiche quella più prestigiosa risale al 1882 ad opera di un principe russo ed archeologo dilettante Semyon Lazarev che portò alla luce una lastra di calcare larga circa sei metri ed alta quasi tre nella quale era inciso in lingua greca e palmirena un decreto del sanato risalente al 137 d.C., rappresenta l’iscrizione più celebre di Palmira ed il testo più lungo in lingua autoctona, tuttora si può ammirare presso il Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo.

Quali sono le opere più importanti della meravigliosa Palmira?

Il tetrapilo era costituito da colonne in granito egiziano negli anni 60 del Novecento fu ricostruito tenendo fede ad accurati studi, dei fusti delle 16 colonne solo uno era originale. Era uno dei monumenti più ammirati per l’impatto scenografico, purtroppo come si evince da foto satellitari nel 2007 fu parzialmente distrutto.

La grande via colonnata che attraversava tutta la città, nel suo primo tratto era caratterizzata da quartieri residenziali, successivamente si sviluppava nell’Agorà, nel teatro, nelle grandi terme e nel Santuario di Bel. Era lunga più di un chilometro e nel suo tratto medio era presente un immenso arco monumentale forse eretto in onore dell’imperatore Settimio Severo all’inizio del III secolo d.C. successivamente era stato utilizzato nel 260 per celebrare Odenato, sovrano di Palmira e marito della grande Zenobia. Lavori di restauro lo avevano decorosamente conservato ma nulla ha potuto nel 2015 quando fu completamente distrutto.

La grande via fu costruita tra il II ed il III secolo durante il periodo di ricostruzione urbanistica che rappresenta il periodo di maggiore sviluppo e ricchezza della città, inoltre “riparava dalle intemperie, dal fango, dal sole dal vento e dalla sabbia“.

Il Santuario di Bel massima divinità con il simbolo dell’aquila come il greco Zeus, Bel era raffigurato con corazza e porta una lancia ed una spada ed aveva il capo incoronato da una aureola. Il grandioso santuario cosi come altri importanti dal 2015 non esistono più sono diventati solo un cumulo di macerie il loro ricordo rimane soltanto nelle antiche foto e nei reperti conservati nei musei.

Di particolare curiosità sono le cosiddette “tessere di Palmira” una sorta di biglietto d’invito per banchetti nelle sale delle cerimonie sacre; erano piccoli oggetti di terracotta circolari o rettangolari alcuni anche in bronzo, in piombo e in vetro e con forme differenti. Le immagini raffigurate erano per lo più figure maschili sdraiati a mo’ di banchetto con un alto copricapo cilindrico.

Questi banchetti erano riservati solo a personaggi delle grandi famiglie di Palmira.

Come per altre civiltà anche a Palmira la “città dei morti” aveva un particolare significato ed in essa troviamo importanti necropoli che per lo stato di conservazione rappresentano uno dei siti più interessanti per comprendere la mentalità e la cultura di questo popolo.

La più emozionante e spettacolare di queste necropoli è la “valle delle tombe” caratterizzata da alte tombe a torre con attorno il paesaggio desertico; la caratteristica stava anche nel fatto che gli interni erano decorati con pitture e sculture meravigliose, alcuni rilievi funerari sono stati acquistati per collezioni e musei e fortunatamente si sono salvati dalle distruzioni.

Accanto alle tombe a torre si possono ammirare gli apogei ovvero tombe sotterranee e le tombe a tempio – casa- palazzo; erano tombe collettive con differenti loculi sovrapposti in pietra oppure scavati nella roccia riguardanti le tombe sottoterra.

Tra le tombe a torre la più importante prima della sua distruzione nel 2015 era la torre di Elahbel del 103 D.C. durante l’impero di Traiano caratterizzata da soffitto a bassorilievi con dipinti e ritratti.

Gli apogei scavati nella roccia sotto terra erano costituiti da un lungo corridoio dove erano disposte le file dei loculi; sul fondo del corridoio era posta la sepoltura del fondatore.

Discorso a parte riguarda la ritrattistica di Palmira nella quale le donne sono rappresentate con una tunica ed un ampio mantello ed hanno il capo coperto da un turbante e da un velo; nel corso dei secoli esibiscono sempre più un crescente numero di gioielli: collane, spille, braccialetti, anelli, orecchini e diademi come si può ammirare in un rilievo funerario al museo dell’arte Toledo negli Usa.

Altro tratto importante dei ritratti di Palmira è la presenza di grandi occhi spalancati, molto espressivi e la rigida posizione frontale dei corpi e dei volti.

 

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