Il programma MAB (Man and Biosphere) UNESCO e lo sviluppo sostenibile

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Il programma MAB (Man and Biosphere) UNESCO e lo sviluppo sostenibile

In questi giorni si è molto parlato di riserve mondiali della biosfera Unesco con riferimento al traguardo raggiunto dal tratto medio del fiume Po in territorio emiliano: nel nostro paesaggio piemontese esistono luoghi degni di un premio naturalistico Unesco?

Il programma sull’uomo e la biosfera chiamato MAB nato nel 1971 rappresenta uno dei cinque programmi Unesco inerenti l’ambiente e le scienze naturali. Questi luoghi identificati come riserve della biosfera sono un insieme di aree ecologiche con particolari ecosistemi regolamentate da un programma di tutela della biodiversità, di equilibrio tra uomo ed ambiente e di controllo delle risorse della biosfera.

I temi principali del programma MAB sono atti a studiare e identificare i mutamenti della biosfera soprattutto in questi ultimi anni nell’ambito del cambiamento climatico, ad assicurare il benessere dell’uomo in un ambiente vivibile tenendo a freno la selvaggia urbanizzazione ed infine a promuovere uno scambio culturale ambientale atto a raggiungere soluzioni comuni in grado di rafforzare l’educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile.

Il programma MAB promuove le riserve della biosfera che racchiudono un insieme di ecosistemi terrestri, marini e costieri; in essi vengono promosse attività "di cooperazione scientifica, ricerca interdisciplinare e sostenibilità ambientale” quindi un sistema di relazione con il sistema ecologico.

I siti delle riserve della biosfera in Italia sono 18 di cui due in territorio piemontese e riguardano la zona del Monviso e le colline del Po in territorio torinese.

  • L’area della biosfera del Monviso nelle Alpi Cozie comprende un territorio frontaliero tra Francia ed Italia in essa è rappresentata un’importante varietà di ecosistemi di diverse fasce climatiche; infatti il territorio spazia dai 450 metri ai 3841 metri del Monviso stesso. Tra gli ambienti più suggestivi il bosco dell’Alevè popolato soprattutto dal pino cembro e la zona ai piedi della vetta con il bacino del fiume Po al Pian del Re a 2020 metri. Il bosco dell’Alevè è antichissimo le sue origini risalgono alle glaciazioni del quaternario, viene citato nelle opere di Strabone e nella naturalis historia di Plinio il vecchio. Il pino cembro era diffuso anche a quote più basse ma per le attività di pastorizia ed agricoltura è stato sostituito dal larice. È ubicato nell’alta valle Varaita tra Sampeyre e Casteldelfino tra i 1500 ed i 2500 metri. Da citare perché di particolare interesse ed importanza la riserva della Valle Varaita nel torrente omonimo scavata tra le vette alpine del Monviso e del Pelvo d’Elva in un territorio che spazia da una zona pianeggiante ricca di frutteti ad una prettamente montuosa-alpina. La valle del Po è la più a nord tra le valli saluzzesi, in questo territorio nasce il fiume più lungo d’Italia con un percorso inizialmente torrentizio ed impetuoso per poi divenire più tranquillo. Particolare nella zona è il Buco di Viso il primo traforo alpino costruito nel XV secolo dai marchesi di Saluzzo per facilitare lo scambio delle merci verso la Provenza, si trova ad una altitudine di 2882 metri e si tratta di una delle più antiche opere di ingegneria civile realizzate in alta montagna. Le cronache dell’epoca tramandano che sia stata scavata con “ferro, fuoco, acqua bollente ed aceto.”
  • La riserva della biosfera della collina del Po è un territorio particolare che unisce l’urbanistica al paesaggio naturalistico; si snoda attraverso le colline del torinese in una zona nella quale vive un habitat con eccellenze storiche, architettoniche legate nella modernità metropolitana. È un’area a due passi dalla città dove si uniscono zone protette che tutelano beni naturali come i boschi di faggio ad altre patrimonio storico architettonico come la collina della Basilica di Superga o il circuito delle residenze sabaude. Tra i punti di interesse le rovine della città romana di Industria a Monteu da Po; le città di Carmagnola, Carignano, Chivasso e Moncalieri con i loro castelli e la Palazzina di caccia di Stupinigi.

Un ruolo importante per la conservazione della biodiversità è rappresentato dalla core areas, una rete ecologica atta a curare la conservazione della specie, della comunità e degli ecosistemi. A salvaguardia della core areas sono state create delle buffer zone (zone di confine) atte a garantire la continuità ecologica, funzionale e fisica del territorio con il letto del Po e la sua vegetazione a protezione di eventuali minacce.

Nella riserva sono presenti specie animali e vegetali differenti, parchi e riserve naturali inerenti al corso del fiume più importante italiano con la presenza di boschi ed ecosistemi complessi uniti ad attività umane come l’agricoltura, l’industria, il turismo ed attività socio-economiche atte a creare nel territorio delle riserve lavoratori “ per la sperimentazione di pratiche di gestione sostenibile delle risorse naturali e culturali.”

Tra la flora del territorio soprattutto lungo le sponde del fiume: i salici, la flora palustre, la budleja originaria della Cina, il topinambour dell’America frutto commestibile ed il senecio sudafricano. Inoltre i canneti, l’ontano nero, il pioppo bianco, il ranuncolo acquatico e l’euforbia. Per quanto riguarda la fauna spicca in particolare l’avifauna tra i greti ed i rami tra cui il Germano reale, le alzavole, le gallinelle d’acqua, i cormorani, l’airone. Tra i mammiferi il cinghiale, il tasso, la volpe, lo scoiattolo, il riccio; inoltre varie specie di pesci, anfibi, rettili ed invertebrati.

 

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