Il degrado dei monumenti causato dai volatili: ecco alcuni esempi

La lunga esperienza che ho maturato in quasi vent’anni di attività sui beni culturali mi ha permesso di analizzare e catalogare le tipologie più comuni di danni ai monumenti causati dai piccioni, dai colombi e altri volatili entrati ormai a far parte del nostro habitat quotidiano. Ecco alcuni esempi…

La forma di degrado principale e più nota è quella dovuta all’accumulo di guano di colombi, piccioni e altri volatili come corvi, pipistrelli, gabbiani: si tratta di una sostanza naturale composta dalla decomposizione degli escrementi di questi animali che tende ad accumularsi nelle parti più protette e meno interessate dal fenomeno del dilavamento come i sottotetti, le mensole delle finestre (specie quando si è soliti non chiudere mai le persiane), i cornicioni, i terrazzi…

L’accumulo di guano comporta anzitutto un carico aggiuntivo e non previsto alla costruzione in quanto un solo metro cubo di guano può arrivare a pesare oltre 800 Kg.

Il contatto tra il guano e le piogge acide favorisce il rapido deterioramento delle superfici lapidee in quanto la componente acida del percolato sciglie il carbonato di calcio causando un’aggressione acida della superficie, intonaci inclusi. Sulla superficie compromessa e corrosa si possono poi creare muffe e funghi che contribuiscono all’ulteriore indebolimento della muratura favorendo altre forme di degrado come la patina biologica.

Oltre ai degradi sopra descritti va poi considerato l’impoverimento estetico che i monumenti subiscono quando sono coperti dal guano che oltre a minarne la bellezza ne può pregiudicare la conservazione.

Un’altra forma di degrado piuttosto frequente e sempre associabile a questi volatili è la “picchiettatura” o corrosione superficiale che provocano con il becco e che crea vere e proprie mancanze con conseguente indebolimento della muratura. Pare che questo comportamento sia dovuto alla presenza del calcio nella pietra che favorisce la digestione dell’animale.

In un articolo apparso sul quotidiano La Stampa dal titolo Il super-piccione si mangia i monumenti. Allarme a Venezia: becco e artigli forano il marmo” si legge:(…) i colombi, nutriti dalle orde di turisti che ormai assediano Venezia  sono una colonia agguerrita che devasta i monumenti, entra in chiese, loggiati e cortili, fa i nidi nelle fessure e sui cornicioni, intacca con il guano micidiale la pietra e il ferro, fa marcire i travi, sfregia le parti sporgenti delle statue – nasi, mani e piedi – affilandosi il becco. I colombi mangiano anche la pietra perché – pare – favorisce la digestione (…)”.

Nelle relazioni tecniche presentate dall’allora Soprintendente al Sindaco di Venezia si precisava che il guano di piccione non aggredisce la pietra integra ma quella interessata dalla presenza di microfessure nelle quali possono facilmente riprodursi muschi e licheni con conseguente indebolimento e sgretolamento della pietra stessa. L’esecuzione diffusa di stuccature per risarcire le microfessure tende nel tempo a creare superfici a macchia di leopardo con conseguente alterazione cromatica ed estetica dei monumenti.

Il problema non è poi solo legato ai monumenti in quanto l’accumulo di escrementi di piccione e altri uccelli crea la possibilità di contaminazione da agenti patogeni e parassiti, per la sua capacità di fungere da veicolo di trasmissione di malattie infettive anche molto gravi per questa ragione è buona norma non entrare in contatto direttamente con il guano per evitare contaminazioni che potrebbero rivelarsi gravi. E’ poi buona regola dotarsi di dispositivi di protezione adatti a prevenire contatti e contaminazioni come guanti, mascherinem occhiali protettivi, cuffie…

Anche il corretto smaltimento del guano è un aspetto da non sottovalutare soprattutto in presenza di quantità in quanto sarebbe meglio avvalersi di una ditta specializzata in grado di aspirare, sigillare il guano in appositi contenitori e poi di smaltirlo nei luoghi preposti senza pericolo di contaminazione.

Per tutta questa serie di ragioni è sempre auspicabile valutare, non soltanto in fase di restauro o di ristrutturazione, la possibilità di ricorrere all’uso di dispositivi anti volatili che possono andare dai semplici aghi in plastica o in inox, pannelli perimetrali con spuntoni-cornici, sistemi ad ultrasuoni, dissuasori in acciaio o elettrici a bassa tensione, reti protettive ed ignifughe, anche metalliche e infine barriere anti intrusione.


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