Sull’antica Via Aemilia Scauri l’antica villanova di Bistagno

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La possibilità di scaricare su questo portale le nuove Linee guida per la conservazione e il recupero dell'architettura rurale e il paesaggio del Gal Borba, ha motivato la scelta di presentare, anche con pochi cenni storici, i 58 comuni facenti parte di questo territorio. In questo articolo parliamo di BISTAGNO in provincia di Alessandria.

Bistagno, comune alessandrino situato sul tracciato dell’antica Via Aemilia Scauri, venne edificato nel 1253 da Enrico, Vescovo di Acqui allo scopo di costruire una roccaforte di avamposto per la città di Acqui per difenderla dalle invasioni saracene che arrivavano dalla riviera savonese ed anche per contrastare il potere dei signori del luogo.

Enrico riunì tre borgate poste sulle colline adiacenti e fondò la Villanova di Bistagno. I primi documenti del borgo antico (991) utilizzano il toponimo di Bestagnio  e di Bistanno (1052). Nel 1347 divenne feudo del Marchese del Monferrato e successivamente passò sotto la nuova giurisdizione del Vescovo di Acqui finché dal 1458 durante varie vicissitudini divenne possesso di alterne famiglie genovesi e piemontesi.

Il nucleo antico ha la forma di un triangolo isoscele dove l'asse interno principale è intersecato da sei strade secondarie, parallele tra loro, che immettono alle mura a nord e alla scarpata sulla Bormida a sud. Nell'isolato mediano, a sud, è collocata la Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, barocca, con fronte verso la Bormida, costruita sulle fondamenta di un tempio di culto edificato nel 1259, è a tre navate con colonne in pietra e conserva al suo interno una scultura in marmo della Madonna con il Bambino del Monteverde.

Dietro la chiesa parrocchiale, quasi a formare un tutt'uno, si trova la Chiesa Confraternita della SS. Trinità mentre molto fuori dal concentrico, in prossimità del cimitero comunale è visibile la bellissima Santa Maria della pieve che conserva al suo interno ricchi addobbi e arredi sacri di pregevole valore. Venne definita in passato “ come il più vasto e forse il più sontuoso di tutti gli oratori pubblici della Diocesi di Acqui “. L’attuale struttura, di inizio XVIII secolo in stile barocco (sorta sui resti di una pieve assai più antica), versa in pessimo stato di conservazione.

       

(a sinistra) La pieve di Santa Maria e (a destra) la facciata su Via Saracco del palazzo comunale

Dell'antico castello edificato tra il XIII ed il XIV secolo è ancora visibile una torre a forma irregolare, la più alta che sorgeva lungo le mura difensive.

L'attuale palazzo comunale di Bistagno è collocato sulla Via Maestra (attuale Via Saracco) nelle immediate adiacenze della Chiesa parrocchiale e della SS. Trinità e della Casa degli Arcasii poi del Senatore Giuseppe Saracco. L’attuale conformazione planimetrica è a corte centrale con ingresso principale su Via Saracco, la presenza, però, di importanti sistemi voltati e degli archi soltanto su due lati del corpo di fabbrica, lascia presumere che la conformazione originaria dell’edificio fosse diversa da quella attuale e caratterizzata da una tipologia a “L” come la maggioranza degli edifici collocati lungo la Via Maestra (il palazzo è stato oggetto di numerosi contributi a cura dell'architetto Caldini ai quali si rimanda).

Bistagno è anche famosa per avere dato i natali a due personaggi illustri: lo scultore Giulio Monteverde (08/10/1837) al quale è titolata la Gipsoteca che conserva al suo interno i gessi di alcune delle sue principali opere e il senatore Giuseppe Saracco (09/10/1821) già Presidente del Consiglio dei Ministri dal 24 giugno 1900 al 15 febbraio 1901. Alcune opere di Giulio Monteverde sono conservate presso il Cimitero di Staglieno a Genova.

Dal 2014 il Comune di Bistagno ricade in buffer zone (cd. zona tampone) e fa parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (UNESCO) iscritta come "I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”.

[La foto di copertina, già pubblicata su AA.VV., L'edilizia rurale e il paesaggio del G.A.L. Borba. Linee guida per la conservazione e il recupero, Ed. Impressioni Grafiche, Acqui Terme, 2017 è di proprietà dell'architetto Maurizio Carozzi]

 

 

 

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