Dalla Pianura padana alla riviera ligure: le antiche vie del sale

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Le vie del sale univano la Pianura Padana alla Riviera attraverso l'Appennino ligure, si trattava nello specifico di vie di comunicazione costituite da strade sferrate, mulattiere e sentieri. Erano principalmente percorse le strade lungo i crinali poiché l’elevata posizione poneva al riparo da frane e permetteva una migliore visione del cammino. L’appennino ha sempre avuto un ruolo chiave nelle vie di comunicazione come arteria di raccordo con il porto di Genova, sono stati soprattutto gli antichi scambi commerciali con l’Oriente e con tutti i paesi mediterranei che negli anni ne hanno potenziato il ruolo storico e strategico.

Il principale prodotto di scambio era il sale: spezia indispensabile nell’alimentazione e nella conservazione dei cibi soprattutto di quelli deperibili. Dal medioevo al XV secolo la rete di vie e sentieri che dalla pianura e le colline dell’Italia Settentrionale giungeva al mare era divenuta di estrema importanza. Col tempo queste vie hanno preso il nome di “vie dei Feudi Imperiali” poiché piccole entità territoriali oltregiogo venivano assegnate dall’imperatore alle famiglie nobili genovesi; il tutto era organizzato con tasse di pedaggio in cambio di sicurezza durante il viaggio.

Queste strade sono rimaste in vita fino al XIX secolo quando sono state progressivamente sostituite dalle ferrovie e dalle strade carrabili. Non esisteva una sola via del sale poiché le popolazioni dell’alto nord, per sopravvivere avevano bisogno di avere un passaggio verso il mare per i loro scambi soprattutto di lana ed armi. Una delle più famose era la via del sale lombarda che partiva dall’oltrepo Pavese fino a raggiungere il monte Antola, vetta dell’Appennino ligure, e Torriglia in val Trebbia nell’entroterra di levante verso Piacenza. Il territorio era comandato da potenti famiglie feudatarie tra cui i Malaspina, i quali avevano intensificato gli scambi commerciali uniti ad un sistema di tasse per il passaggio delle merci nel territorio. Le tasse venivano richieste in scambio di sicurezza e protezione, in tal modo alcune città si sono molto arricchite come Varzi, che assunse ben presto il ruolo di centro commerciale di estrema importanza. Esisteva anche un percorso a quota inferiore sempre ricco comunque di riferimenti storici e di influssi commerciali; si snodava sul crinale sempre dell’Appennino ligure verso ovest in valle Scrivia da cui si raggiungeva Crocetta d’Orero a 468 metri.

La via univa il Piemonte attraverso la Val Borbera al mare, proprio a Crocetta d’Orero sono state rinvenute monete greche del IV III secolo A.C. che denotano l’esistenza di una direttrice commerciale tra la pianura padana ed il territorio ligure. Lunghe carovane di muli si fermavano in osterie e stalle per il ricovero dei trasportatori e dei loro animali per poi riprendere il cammino verso i porti marittimi. La direttrice arrivava alla periferia orientale genovese verso la Val Bisagno all’inizio dello storico acquedotto; un tratto della via era denominato “Giro del Fullo” a causa di un’ampia curvatura del torrente, dove si trovava uno stabilimento per la lavorazione della lana.

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