Le bellezze naturali italiane patrimonio dell’Unesco

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Le bellezze naturali italiane patrimonio dell’Unesco 

Quando parliamo di patrimonio Unesco dell’umanità pensiamo ad opere architettoniche, scultoree, pittoriche, siti archeologici che abbracciano tutta la storia dalle origini dell’uomo all’era contemporanea.

L’Italia detiene ben 55 siti iscritti alla lista dei patrimoni dell’umanità ma solo 5 sono bellezze di tipo naturale: vediamo quali sono.


Le isole Eolie (anno di riconoscimento 2000)

Il territorio comprende la Regione Siciliana e la Provincia di Messina oltre ai Comuni di Lipari, Santa Marina di Salina, Leni e Malfa.

Compongono un ambiente naturale ricco di flora e fauna e parimenti di meravigliose spiagge, cale, grotte, insenature, faraglioni ed un fondale ricco di colori.

I primi insediamenti umani risalgono ad alcuni secoli prima del 4000 A.C. e sono legati all’utilizzo dell’ ossidiana, un vetro vulcanico creato dal raffreddamento della lava. I vulcani delle Eolie rappresentano una finestra di studio della crosta terrestre; Stromboli è l’unica isola che possiede un’attività vulcanica permanente che offre spettacoli suggestivi.

Studiate almeno dal XVIII secolo, le isole hanno fornito alla scienza della vulcanologia esempi su due tipi di eruzione (Vulcaniana e Stromboliana) e quindi hanno avuto un posto di rilievo nell’istruzione dei geologi per più di 200 anni. Il sito continua ad arricchire il campo della vulcanologia.

Le Dolomiti (anno di riconoscimento 2009)

Le Dolomiti sono una serie di catene montuose e di paesaggi montani unici al mondo e le troviamo in tre regioni: Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.

Le dolomiti hanno avuto origine nel triassico circa 250 milioni di anni fa dall’accumulo di conchiglie, coralli ed alghe in zone dove regnavano mari caldi e poco profondi; i sedimenti diventati roccia subirono un innalzamento ad oltre tre mila metri s.l.m. a causa dello scontro tra la placca europea e quella africana.

Secondo l’Unesco “il paesaggio dolomitico rappresenta il modello di paesaggio montano ed è costituito da una vastità di colori dovuta dalle fasce verdi dei boschi e delle praterie e dalle cime rocciose”.

Il toponimo nasce dal naturalista francese Dolomieu che per primo studiò la roccia “dolomia” costituita da carbonato di calcio e magnesio. La composizione chimica delle rocce gioca con la luce colorando le vette di rosa, rosso, arancione e viola all’alba ed al tramonto; alla luce piena del sole, le dolomiti diventano pallide da questo il nome popolare di “ monti pallidi”.

Il Monte San Giorgio (anno di riconoscimento 2010)

Estensione del sito già riconosciuto in Svizzera; il territorio comprende la Regione Lombardia e la Provincia di Varese.

Monte San Giorgio, vicino al Lago di Lugano, è una montagna a forma piramidale e rappresenta uno dei giacimenti fossiliferi più grandi ed importanti al mondo per la vita marina nel triassico medio circa 240/230 milioni di anni fa e testimonia un ambiente lagunare tropicale dove regnavano rettili, pesci, bivalvi, crostacei ed anche un pullulare di organismi terrestri come rettili, insetti e piante.

Nel medioevo dal monte San Giorgio si estraeva l’ittiolo, un estratto di materiale organico fossile, usato come farmaco per la pelle. Nel 1863 l’abate Stoppani  incominciò la prima campagna di scavo paleontologico, diventando il padre della geologia italiana.

Il Monte Etna (anno di riconoscimento 2013)

Il bene comprende la zona A del Parco regionale del Monte Etna, la più strettamente protetta e la più importante sotto il profilo scientifico.

L’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa e riveste un’importanza scientifica e culturale per gli studi di vulcanologia e geofisica. Rappresenta un paesaggio vario che spazia dalle zone desertiche rocciose a quelle ricche di vegetazione, tra neve e fuoco; un luogo di paesaggi da mozzafiato e strutture geologiche.

Faggete primarie e vetuste dei Carpazi e di altre regioni d’Europa (anno di riconoscimento 2017)

Estensione del sito naturale iscritto nel 2007, ed oggetto di una prima estensione nel 2011, che interessa 12 Paesi europei.

Per quanto riguarda l’Italia sono 5 le aree riconosciute: 1) “Cozzo Ferriero”, nel PN Pollino; 2) “Valle Cervara”, “Coppo del Principe”, “Coppo del Morto”, “Coppo Vademogna” e “Val Fondillo” del PN Abruzzo, Lazio e Molise; 3) “Sasso Fratino” del PN Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; 4) “Monte Cimino” e “Monte Raschio”, aree della Rete Natura 2000 e appartenenti al Parco regionale del complesso lacuale Bracciano – Martignano (“Monte Raschio”); 5) “Foresta Umbra” e “Falascone” del PN del Gargano.

Le antiche faggete primordiali ( dei Carpazi e di altre regioni d’Europa) rappresentano un esempio di foreste che si sono sviluppate dopo la fine dell’ultima era glaciale nelle Alpi, nei Carpazi e nei Pirenei.

Il faggio è una specie che si adatta alle diverse condizioni climatiche, geografiche e fisiche; questi boschi sono un libro aperto attraverso il quale si capisce la storia e l’evoluzione di questa specie e vive in tutte le altitudini dalle fasce costiere alle fasce di montagna. Per l’Italia la zona delle faggete vetuste si snoda tra Lazio, Abruzzo, Molise ed Emilia.

Tra le riserve più significative troviamo:

  • Sasso Fratino la prima riserva integrale istituita nel 1959; si tratta di uno dei più estesi ambienti forestali vetusti d’Europa, sono presenti faggi di oltre 500 anni di età. È sita nel cuore del parco nazionale delle foreste casentinesi, monte Falterona e Campigna; nel 1985 ebbe il diploma europeo delle aree protette. Tra le specie animali regnano il cervo, il daino, il capriolo, il cinghiale, il muflone, il lupo, le donnole, le faine, le volpi, il toporagno, il ghiro, il riccio, lo scoiattolo rosso, i pipistrelli, l’aquila reale, il gufo reale, il falco pellegrino, il picchio nero ed il pettirosso.
  • Valle Cervara tra Abruzzo, Lazio e Molise, è il regno dell’orso bruno marsicano , il lupo, il camoscio appenninico, il picchio dalmatino. I faggi nella riserva raggiungono anche i 560 anni di età, sono i più antichi di tutto l’emisfero nord; sono vallate ricche di cavità e molto umide tanto che si possono trovare specie come la salamandra pezzata appenninica.
  • Faggeta del monte Cimino si sviluppa su un antico vulcano con esemplari di immense dimensioni che raggiungono anche i 40 metri di altezza; è il regno di lepri, cinghiali, ricci, ghiri e gatti selvatici.

 


 

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