Magliano Alfieri nel cuneese, tra la Valle del Tanaro e le colline Laghe e Roero

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Il piccolo Comune di Magliano Alfieri, nel cuneese, conserva un interessante Museo delle Arti e Tradizioni popolari Cultura del gesso. Il Museo, oggetto di un interessante intervento di recupero, è collocato nell'ala est del piano nobile del Palazzo Comunale, antico Castello di Magliano. L'impiego diffuso del gesso in questa zona era principalmente dovuto a ragioni di ordine economico legate alla diffusa presenza di cave. Le modeste case rurali erano pertanto arricchite da finiture interne in gesso con richiami stilistici particolarmente colti e raffinati.

La storia del piccolo comune è antichissima e si sviluppa lungo il collegamento tra Asti ed Alba dove sorgeva la città romana di Mallianum; anche se il nome della cittadina pare derivi da Manlius, membro della nobile famiglia romana di Quinto Manlio Severo. Fu feudo della Chiesa di Asti, nel XIII secolo pervennero in queste terre dei nobili astigiani che divennero signori del luogo pur rimanendo fedeli al vescovo di Asti. Nel XIV secolo la famiglia Alfieri costruì un palazzo sostituito successivamente con il castello; vari rami della famiglia mantennero il possesso del maniero fino alla completa estinzione nel periodo antecedente alla seconda guerra mondiale.

Il Castello di Magliano Alfieri

La costruzione del castello risale al XVII secolo per volere del Conte Catalano Alfieri, generale della fanteria dell’esercito savoiardo. Dal punto di vista architettonico l'immagine originaria del palazzo ha forme rinascimentali fino a quando il grande architetto del ‘600 piemontese, forse Amedeo di Castellamonte (1610-1683), o qualcuno della sua cerchia non gli assegnò un'impronta dichiaramente seicentesca.
La facciata è tripartita nel corpus centrale dalle due torri laterali e da quella centrale di maggiore dimensione mentre su entrambi i lati sono visibili torri circolari. I prospetti hanno la muratura in mattoni a vista e sono caratterizzati da cornici e fasce marcapiano, mentre cornici sagomate in cotto sottolineano le finestre dei torrioni, che sono sormontate da timpani alternativamente arcuati e triangolari. Sul fronte Nord si apre l’ingresso principale attraverso l’ampio portone ligneo con coronamento in arenaria, d’impostazione stilistica tardo-rinascimentale; le formelle a profondo intaglio presentano un disegno tipico già dell’arte barocca sviluppatasi in Piemonte verso la fine del 1600. Su questo portale potrebbe essere intervenuto Benedetto Alfieri (1700-1767), nominato da Carlo Emanuele III “primo architetto civile del Re di Sardegna”. 

L'interno del Castello, soprattutto dopo i recenti lavori di restauro, ospiti gli uffici culturali, un rinomato Ristorante, una pizzeria e soprattutto ospita il Museo delle Tradizioni Popolari e della Cultura del Gesso.

Il torrione centrale del Castello accoglie il celebre Salone degli Stemmi, la volta a padiglione è finemente decorata con modanati plastici in stucco di stile barocco: gli stucchi riproducono stemmi della famiglia Alfieri abbinati (sulla volta e sulle quattro porte) a stemmi di altre famiglie nobiliari con essa imparentati mediante matrimoni (il matrimonio era anche un modo per costruire alleanze di potere fra le casate).

Sul lato est del Castello, attraverso un portale in arenaria, si accede alla Cappella gentilizia degli Alfieri, dedicata al Santo Crocefisso e ricordata anche come Oratorio della Santa Sindone. Lo stile decorativo è “barocchetto”, il che denota che la cappella è stata costruita nella seconda metà del ‘700.
 

 

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