L’inefficacia dimostrata di alcune tecniche di consolidamento

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Dallo scorso 24 novembre sto frequentando con interesse un seminario di formazione professionale (composto da 7 moduli) sul tema "Recupero, restauro e consolidamento degli immobili storici e vincolati" organizzato dall'ANCE di Alessandria in collaborazione con gli Ordini provinciali degli Ingegneri, degli Architetti P.P.C. e con il Collegio dei Geometri e Geometri laureati di Alessandria. Il seminario ha coinvolto le diverse professionalità che generalmente operano nel settore del restauro dai restauratori, ai progettisti, ai funzionari delle soprintendenze, inserendo in questo circuito anche il mondo universitario al quale è affidato il compito importantissimo del monitoraggio del nostro patrimonio storico rispetto alle linee di intervento e alla loro efficacia.

Molti ed interessanti gli argomenti trattati, tra questi gli eventi sismici di questo ultimo periodo e ancor prima quelli di Abruzzo, Emilia e via via più indietro, rispetto ai quali è stata effettuata una sorta di revisione delle tecniche di intervento passate che in taluni casi si sono rivelate inadeguate e persino dannose. Tra le tecniche messe per così dire al bando sia per la non sperimentata efficacia che per l'esecuzione errata troviamo la realizzazione di nuovi solai e coperture in latero‐cemento (rigide e pesanti) spesso su murature di scadente qualità, il placcaggio di murature con intonaci armati, le perforazioni armate (limitata capacità di collegamento), il rifacimento delle coperture in latero-cemento, cappe in calcestruzzo armato sulle volte, cordoli in cemento armato in breccia, sostituzione dei solai in legno o delle coperture in legno con nuove più rigide in cemento armato. Si tratta di interventi che troviamo comunemente in molti fabbricati di titpo rurale, di interesse storico e persino sottoposti a tutela, gli effetti devastanti dell'ultimo terremoto ad Amatrice hanno fatto luce proprio sull'inefficacia delle tecniche di consolidamento del recente passato che sono state applicate per ristrutturare molte delle seconde case di questi paesini del centro Italia, case che apparentemente ben ristrutturate si sono sfaldate come costruzioni di sabbia durante i reiterati sciami sismici, lasciando integre le nuove coperture spingenti in cemento armato che in molti casi avevano preso il posto delle tradizionali coperture in legno.

Certamente molto ha fatto la scarsa qualità delle murature (muri a sacco o di tipo misto), legate con malte anch'esse di scarsa qualità, lo stravolgimento dei solai interni, gli irrigidimenti dovuti all'inserimento di cordoli in breccia, le nuove e più ampie aperture motivate dalle necessità di adeguarsi ai nuovi stili di vita. 

Siamo, pertanto, noi i veri colpevoli? Noi progettisti in prima linea che abbiamo la tendenza a volere modificare, sostituire, fare tutto nuovo. E poi i committenti che non sono propensi alla conservazione e che quando amano il vecchio lo vorrebbero "nuovo" e poi gli enti di tutela che in molti casi non sono veri "controllori" come dovrebbero essere e per ultimi proprio quei luminari che a tavolino hanno dettato in passato le linee guida di questi interventi errati, proponendoli come la panacea di tutti i mali.

Un seminario per smuovere le coscienze e metterci davanti al naso la "precarietà" del nostro bellissimo patrimonio architettonico.

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