Il Noviziato della Compagnia di Gesù a Genova: la sede di Paverano

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Nel 1594 il Noviziato genovese della Compagnia di Gesù, che solo un anno prima era stato aperto nella sede di Sampierdarena, fu trasferito in una ՙcasa՚ situata nei pressi della Chiesa di San Giovanni Battista in Paverano.

Consacrato da Papa Gelasio II nel 1118, questo complesso religioso era stato fondato dall’Ordine dei Canonici Regolari di Santa Croce di Mortara che era giunto a Genova intorno al 1100 insediandosi inizialmente presso il priorato di San Teodoro e, in un secondo momento, a Paverano.

I mortariensi, sotto il cui controllo il priorato divenne tanto importante da indurre nel 1158 Adriano IV a porlo sotto la protezione della Sede Apostolica, lasciarono il complesso all’inizio del secolo XV quando il Pontefice Martino V stabilì di annettere le prepositure alla Congregazione dei Canonici Lateranensi.

Tra il 1442 e il 1444 il complesso venne acquisito dai Canonici Regolari di San Giorgio in Alga che ne mantennero il possesso fino al 1518 quando l’antico priorato divenne commenda amministrata dal cardinale Lorenzo Fieschi.

Successivamente l’edificio divenne di proprietà di Giovanni Domenico Lomellini che, appunto nel 1594, decise di donarlo alla Compagnia.

In questa nuova sede il Noviziato fu aperto il 13 febbraio 1595 e primo rettore fu nominato padre Bartolomeo Bondenaro.

Bartolomeo Onza finanziò il restauro e l’adattamento anche della seconda sede del Noviziato (su progetto di Fra Enrico Meriziano) e quando morì, il 5 gennaio 1607, fu omaggiato dalla Compagnia in qualità di fondatore.

Requisita durante la pestilenza del 1656 dal governo della Repubblica di Genova e destinata a ricovero dei malati, nel 1661 la residenza di Paverano fu venduta al Collegio il quale la utilizzò come residenza finché si stabilì di cederla ai Padri delle Scuole Pie che ne rimasero in possesso fino al 1798, quando dovettero abbandonarla a causa della soppressione degli ordini religiosi. La chiesa venne quindi spogliata delle opere che custodiva (compreso un grande ritratto di Bartolomeo Onza), mentre negli ambienti del convento furono ricavate abitazioni private.

Nel 1837 il complesso fu acquistato dal Comune di Genova che avviò una serie di lavori di ristrutturazione con l’intenzione di utilizzare l’edificio in un primo momento come ricovero dei poveri e dei mendicanti e, a partire dal 1911, come ospedale psichiatrico.

Passato nel 1933 all’Opera di Don Orione, che vi installò la sede del Piccolo Cottolengo, il complesso, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu colpito dai bombardamenti che danneggiarono in modo particolare la chiesa.

Gli interventi di restauro del 1952 e del 2003 hanno permesso di recuperare ciò che rimane della chiesa medioevale (individuabile attualmente sia all’interno sia all’esterno nella facciata e nella zona absidale) e di preservare gli affreschi che ancora oggi si possono ammirare nella navata destra.

Nell’abside della cappella, in particolare, è visibile un affresco, dallo stato conservativo buono se si esclude la presenza di una lacuna dovuta al posizionamento di un altare tardo settecentesco poi rimosso nel corso del Novecento, datato alla seconda metà del secolo XVII e raffigurante la Vergine con angeli che appare a Sant’Ignazio per dettare il testo degli Esercizi Spirituali.

Nonostante le cronache narrino che Maria sia sovente giunta in soccorso del fondatore della Compagnia di Gesù anche durante il processo di stesura delle Costituzioni, in questo caso l’ambientazione paesaggistica induce infatti a pensare che l’episodio si svolga nel periodo in cui il santo soggiornò a Manresa dormendo in una grotta e praticando prolungati digiuni come forma di espiazione per i peccati compiuti in precedenza. Proprio in questo lasso di tempo il santo iniziò a mettere per iscritto le sue esperienze interiori e le sue meditazioni elaborando, con l’assistenza divina, il nucleo originario di quelli che poi sarebbero divenuti gli esercizi spirituali.

L’affresco nella Chiesa di San Giovanni Battista non si limita però a raffigurare uno dei momenti più significativi della vita del santo spagnolo, ma costituisce anche un’importante testimonianza della permanenza della Compagnia di Gesù a Paverano e per questo può forse essere messo in relazione con una piccola scena, affrescata sulla parete destra nei pressi della cappella, raffigurante due uomini in ginocchio davanti ad un terzo. Benché l’interpretazione di questa seconda opera, anche a causa del precario stato conservativo, risulti ad oggi piuttosto incerta, è infatti possibile che debba essere anch’essa ricollegata al periodo in cui la chiesa fu officiata dai Gesuiti o, alternativamente, dagli Scolopi.

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