Le recinzioni: linee guida per il recupero

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Le forme di recinzione tradizionalmente usate sono quelle che caratterizzano l’ambiente rurale, usate per proteggere i coltivi dagli animali selvatici e sorvegliare il bestiame all’interno di recinti. Il materiale storicamente più impiegato per le recinzioni è il legno, di castagno o di larice, di facile reperibilità e lavorabilità.

La struttura più comune è quella formata da pali di sostegno e traverse, benché la composizione formale e tipologica abbia subito evoluzioni e modifiche negli anni. Montanti di sostegno più o meno distanziati, spesso semplicemente conficcati nel terreno; una o due traverse longitudinali, collegate ai montanti un tempo mediante legatura; talvolta listelli verticali appuntiti affiancati; giunzione tra le parti attraverso semplice chiodatura o con incastri appositamente creati; appoggio dei correnti in testa ai montanti con incastri a maschio e femmina.

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Galleria fotografica di alcune RECINZIONI in legno vecchie e nuove

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Diffuse sono le recinzioni a montanti in legno a due o tre traverse; ogni traversa è costituita da pali appoggiati gli uni agli altri, a volte con un intaglio di invito. Gli orti sono talvolta recintati da veri e propri muri a secco. Recinzioni di tipologie più recenti non differiscono tanto nella composizione quanto nel trattamento e nella lavorazione industriale del legname.

Le recinzioni tradizionali di carattere storico sono indubbiamente da conservare e quelle nuove dovrebbero, preferibilmente, fare riferimento alle tipologie tradizionali per caratteri dimensionali e formali.

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    Per approfondimenti:

    – Manuale per il recupero e la valorizzazione dei patrimoni ambientali rurali, G.A.L. Valli del Canavese

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