La struttura architettonica dei campanili: il campanile di Oviglio

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Questo blog ha dedicato molto spazio alle architetture dei campanili simboli delle Città (si pensi al campanile di San Marco a Venezia) e luoghi di ritrovo delle comunità civili e religiose. I campanili possono essere il frutto della trasformazione di torri civili e militari collocate sulle alture e possono presentarsi isolati o incorporati all’interno di edifici militari o religiosi.

Posizionato in prossimità di una chiesa il campanile contiene solitamente le campane che sono poste all’interno della cella campanaria costruita con caratteristiche atte a fungere da cassa di risonanza. La principale caratteristica di queste strutture è lo sviluppo verticale e possono presentarsi isolati, addossati o inglobati al corpo chiesa.


Il campanile della Chiesa parrocchiale di San Felice ad Oviglio (circa 3×3 mt) è ripartito esternamente da cinque cornici marcapiano con cella campanaria in sommità.

Di particolare pregio la cuspide del campanile che si presenta a forma conica con mattoni disposti a cuneo, stondati nella parte anteriore con croce in sommità mentre sugli angoli del campanile quattro pilastrini sorreggono croci più piccole. 


La struttura architettonica dei campanili

Le principali componenti edilizie dei campanili sono:
· il fusto
· la cella campanaria
· la cuspide

Il fusto

La parte edilizia del campanile che predomina per lo sviluppo in altezza è il fusto che in alcuni casi si eleva sopra un basamento che costituisce una porzione ben differenziata dell’intero fabbricato. La configurazione esterna del fusto dipende dalla pianta e dallo sviluppo volumetrico. La pianta del fusto può essere quadrata, poligonale o circolare. Alla forma della pianta del fusto, di solito è conforme quella del basamento (non sempre è presente come parte a sé stante) e quella della cella campanaria.

La cella campanaria

La cella campanaria altro non è che un piccolo locale, in genere in buona parte aperto, praticabile e coperto in cui su apposite strutture sono appese le campane; la cella oltre che a contenerle ha la funzione di costituire una cassa di risonanza per la maggior diffusione del suono. La cella può essere delimitata da balaustre in muratura piena o parapetti costituiti da materiali e forme molteplici e può avere ampie e varie aperture, quali monofore, bifore o polifore.

La cuspide

La sommità del campanile è detta anche cuspide, normalmente ne costituisce la copertura, e può essere inclinata o piana. In genere è l’elemento di riconoscimento della struttura quello che connota l’intero manufatto. La cuspide del campanile può essere: piana, ad una falda, a due falde, a quattro o più falde, conica e curvilinea. Di tutte queste le cuspidi coniche sono decisamente quelle più rare.

Altre componenti edilizie del campanile, strutturali e non, che assumono rilevante valenza decorativa sono elementi di facciata quali statue, nicchie, quadranti di orologio, archetti, paraste, lesene, balaustre e in sommità guglie, lanterne, tamburo… Piuttosto frequente, specie nelle nostre zone, è la presenza di un orologio che segna il tempo, ad uno o più quadranti posti sui diversi lati del campanile le ore possono essere indicate con numeri romani, arabi o altri segni.


Sul lato sud-est del campanile di San Felice ad Oviglio è conservato l’orologio della ditta Capanni con numeri romani, perfettamente funzionante.

Come pure perfettamente funzionanti sono le cinque campane: sappiamo che nel 1893 l’Arciprete Don Nicola Sardi affidò alla rinomata ditta Pasquale Mazzola di Valduggia (Vercelli) l’incarico di ritirare e fondere le quattro campane esistenti e fornire un nuovo concerto di cinque campane costruite con “metallo finissimo di rame e stagno di prima qualità” in modo che risultassero “solide e di suono dolce”. Sulle nuove (ed attuali) campane è sovrimpressa una dedicazione in tondo lungo la gola unitamente all’immagine miniata dei Santi e della Madonna.

L’automazione del movimento di tutto il concerto è stata realizzata in occasione del Santo Natale dell’anno 1972 dalla ditta G. B. De Antonio di Brescia che pose in opera anche un nuovo quadro elettronico di comando e programmazione nei locali sacrestia.


 

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