Le tradizionali volte in tubuli o “bubuli” del territorio pugliese

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All’interno della RETE degli Architetti Specialisti in Beni Architettonici e del Paesaggio ho avuto modo di conoscere colleghi estremamente preparati non soltanto sui temi della conservazione e del restauro ma anche sulle tecniche costruttive dell’architettura rurale dei territori di loro appartenenza.

La possibilità di approfondire la conoscenza di tipologie edilizie diverse da quelle Piemontesi che più mi appartengono credo sia una grande occasione di accrescimento culturale, per questa ragione ho deciso di dedicare all’interno del mio blog uno spazio ad articoli di colleghi specialisti sui temi dell’architettura tradizionale locale.

Con sommo piacere presento un interessantissimo articolo sulle “volte in tubuli” della collega architetto Maria Chiara Panza di origini pugliesi che lavora come libero professionista.  Maria Chiara si è laureata alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari con una tesi dal titolo “Costruzione, rovina e ricostruzione come strumento di interpretazione del monumento”. Nel 2013 ha frequentato il Master di II livello “Restauro architettonico e cultura del patrimonio“ con il prof. Paolo Marconi a Roma e e nel 2019 si è specializzata in Beni Architettonici e Paesaggio a Napoli con il prof. Andrea Pane.


Le tradizionali volte in tubuli o “bubuli” del territorio pugliese

Spesso quando si parla di sostenibilità si ha in mente un concetto recente, un concetto che nelle abitazioni antiche non esisteva e quindi non veniva messo in pratica.

Sfateremo questo mito raccontando come in Puglia esistano delle strutture voltate che diventarono nei secoli passati una garanzia di isolamento naturale degli edifici in muratura. Era infatti molto diffusa nella tradizione della masseriecasolari di campagna e dei palazzi nobiliari la costruzione delle volte in tubuli o più diffusamente chiamati bubuli: piccoli cilindri in terracotta con due fori nella base superiore e in quella inferiore.

Questi elementi, più costosi quindi rintracciabili nelle dimore dei più facoltosi, erano preferiti a tufi o pietrame perché grazie all’intercapedine di aria presente al loro interno – che creava un vero e proprio vuoto quando venivano “affogati” nella malta – erano degli ottimi isolanti termici (la disciplina insegna che non c’è miglior isolante dell’aria).

Essi venivano posizionati in verticale, sulla centina e posti uno accanto all’altro per creare volte a botte, a crociera ribassata e in rari casi anche volte a vela.

 

Erano adoperati anche nei muri di contenimento di alcuni sottotetti di chiese di inizi Novecento ed in questi casi erano posizionati in orizzontale.

Le testimonianze rimaste soprattutto in ruderi nelle nostre campagne, ci mostrano anche che i bubuli potevano avere altezze e dimensioni  diverse a seconda delle zone in cui andavano posizionati.


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2 pensieri riguardo “Le tradizionali volte in tubuli o “bubuli” del territorio pugliese

  • 9 Dicembre 2020 in 6:46 PM
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    Articolo molto interessante; non sapevo che questi “tubuli” venissero utilizzati nelle volte. Mi chiedo se erano atte a sostenere grandi pesi, e cosa succedeva se qualcuno di questi tubuli si frantumava ( mi immagino una sorta di cedimento a “catena” )

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    • 9 Dicembre 2020 in 7:27 PM
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      Gentile Mimmo,
      davvero interessante ed acuto il suo commento. Ecco la risposta della collega specialista architetto Maria Chiara Panza.

      Buonasera innanzitutto, grazie dell’interessamento ,
      come ha ben inteso le volte in tubuli spesso erano quelle dell’ultimo impalcato o solaio, sopra infatti c’era di solito il tetto o il lastrico solare, non mi è mai capitato di trovarle in piani intermedi, quindi non venivano strutturate per sorreggere grandi pesi.
      Per quanto riguarda il cedimento, le posso dare testimonianza della mia esperienza, non mi è mai capitato di vederle in opera spaccate, infatti in un cantiere dove parte della volta in tubuli era stata demolita, i tubuli rimasti erano intatti. la volta era per metà in piedi! Le posso allegare per farle capire una foto in b/n di un solaio, dove anni fa operò mio padre. in questo meccanismo era fondamentale la malta.

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