Gli esiti della campagna stratigrafica nella chiesa di Madonna della Fonte

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Dove eravamo rimasti…

Continua il cantiere di restauro per il recupero della chiesa della Madonna della Fonte a Felizzano (AL).

Abbiamo già spiegato come i primi lavori sono partiti grazie ai fondi che la CEI ha assegnato alla Parrocchia dei Santi Michele e Pietro, lasciando a carico della parrocchia una quota di cofinanziamento.

Per raccogliere questi fondi sarà lanciata a maggio una campagna crowdfunding che da diversi mesi il Parroco, Don Claudio Pistarino e un gruppo di tenaci volontari stanno portando avanti.

Lavorano alla campagna gli architetti specialisti in beni architettonici e del paesaggio: Antonella Barbara Caldini (che è anche progettista e direttore lavori); Crescenzo Mazzuoccolo di Napoli che sostiene con costanza e fin dal principio questo progetto; Marta Casanova di Novi Ligure che collabora con il gruppo da qualche mese ma che sta apportando un grande contributo al progetto e alla pagina Instagram dedicata alla campagna e Stefano Benatti agente immobiliare alessandrino, esperto di digital marketing e sostenitore del crowdfunding come strumento per cofinanziare le azioni di recupero sui beni culturali.

La campagna sarà lanciata a maggio sulla piattaforma Produzioni dal Basso: la prima piattaforma di crowdfunding nata in Italia.


Quali sono stati gli esiti della campagna stratigrafica condotta sugli intonaci della chiesa della Madonna della Fonte a Felizzano (AL)?

Prima dell’avvio ufficiale dei lavori è stato necessario avviare un’accurata campagna stratigrafica sugli intonaci esterni ed interni della chiesetta che è stata affidata alla Gazzana Restauri Srl del Restauratore di Beni Culturali Domenico Gazzana.

Il progetto di restauro prevedeva la totale rimozione degli intonaci cementizi inadeguati per una muratura storica come questa realizzata in mattoni pieni. Questi intonaci hanno contribuito al progressivo degrado di volte e pareti causando  formazioni saline, decoesioni e gravi distacchi.

Dalla lettura della relazione tecnica del restauratore scopriamo che “(…) l’edificio è sempre stato interessato da problemi di umidità dovuta sia alla presenza sotterranea dell’acqua che ai numerosi eventi alluvionali che lo hanno colpito nel corso dei secoli. Sappiamo inoltre che tra il 1957-58 importanti interventi hanno interessato la chiesa, voluti dall’allora arciprete di Felizzano Monsignor Quinto Gho, consistenti nella raschiatura dell’intonaco deteriorato e in molte parti mancante e nella reintonacatura delle pareti interne, non essendo possibile mettere in vista, secondo il parere dell’Intendenza alle Belle Arti, il mattone antico, consunto dall’umidità (…)”.

Informazioni che trovano riscontro con gli esiti della campagna stratigrafica che attestano la presenza (praticamente su tutte le superfici) di un intonaco cementizio molto tenace sul quale sono presenti tre coloriture: due a base di calce ed una terza a base polimerica, quest’ultima tinta bianca a base polimerica è riconducibile ad un intervento manutentivo più recente, collocabile intorno agli anni Ottanta del secolo scorso.

Sebbene possa sembrare strana la presenza di tinte a calce su un intonaco cementizio va invece detto che proprio alla fine degli anni Cinquanta questa usanza era piuttosto comune ed è stata ritrovata di frequente in queste zone.

Sono stati realizzati numerosi tasselli mediante azione meccanica con bisturi, ablatore ad ultrasuoni e microscalpelli effettuati sia in corrispondenza delle pareti che sulle volte. L’indagine si è poi concentrata su 13 tasselli che sintetizzano la situazione generale di ogni area che è stato oggetto di intervento.

Particolare del tassello stratigrafico eseguito sulla volta del pronao che conserva l’intonaco originale

La campagna stratigrafica ha dato modo di accertare che tutte le superfici interne sono state integralmente reintonacate fino al supporto murario con un intonaco cementizio coperto da due tinte a calce a loro volta successivamente coperte da una tinta a base polimerica.

L’intonaco cementizio e le due tinte a calce appartengono quasi sicuramente alla medesima fase manutentiva riconducibile, come emerge dalla lettura dei bollettini parrocchiali, alla fine degli anni Cinquanta quando a causa della grossa umidità si decise “la raschiatura dell’intonaco deteriorato e in molte parti mancante e la reintonacatura delle pareti interne” va però precisato che la reintonacatura non interessò solo le pareti ma anche le volte.

Sulle superfici esterne, invece, è presente un intonaco di calce bastarda (realizzata con calce e cemento) sul quale sono state rintracciate varie manutenzioni a calce e in ultimo con tinta polimerica. Sulla parete laterale (in corrispondenza del locale accessorio) è presente solo un intonaco cementizio con una tinta polimerica.

L’unica eccezione è rappresentata dalla volta del pronao che conserva ancora l’intonaco originale con tutte le fasi manutentive fino all’ultima coloritura polimerica.

Durante la campagna stratigrafica non sono emersi impianti decorativi ma semplici manutenzioni delle coloriture.

Considerato lo stato di conservazione complessivo della chiesa e il grave ammaloramento del supporto murario in laterizi che, in occasione della campagna stratigrafica, è risultato completamente imbibito sarebbe davvero auspicabile, come previsto in progetto, la completa rimozione di tutti gli intonaci cementizi fino al supporto, prevedendo una lunga fase di asciugatura prima di procedere alla stesura di nuovi intonaci deumidificanti o a base di calce idraulica naturale NHL 3,5.


Guarda l’intervista al Restauratore Domenico Gazzana della Gazzana Restauri S.r.l.


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