Oviglio (AL), Chiesa Parrocchiale di San Felice: al via il restauro

Oviglio (AL), Chiesa Parrocchiale di San Felice: al via il restauro

Nell’aprile 2017 ho effettuato un primo sopralluogo presso la Chiesa parrocchiale di San Felice nel Comune di Oviglio che mi ha dato modo di constatare il pessimo stato di conservazione della copertura denunciato internamente dalla presenza di piccole infiltrazioni.

Alcuni anni dopo, tra gennaio e febbraio 2020, a causa di nuove infiltrazioni ho effettuato un nuovo sopralluogo e in seguito il Parroco di Oviglio, Don Claudio Pistarino, mi ha chiesto di redigere il progetto di restauro dell’edificio limitato all’intervento di revisione delle coperture e del sottotetto della chiesa e del campanile e alla posa in opera di nuovo impianto termico in sostituzione di quello esistente.

Il restauro, regolarmente autorizzato dagli enti di tutela, è stato ammesso ai fondi CEI dell’8 per mille e partirà nei prossimi mesi.

La Chiesa di San Felice è uno dei manufatti architettonici più belli ed interessanti della provincia di Alessandria, caratterizzata da un uso diffuso del laterizio sia nei prospetti esterni che negli interni contraddistinti dall’uso di una tipologia di colonne curvilinee larghe e tozze in mattoni e pietra e dai capitelli squadrati di grossa dimensione.


Informazioni storiche sulle “fabbrica” di San Felice

Le vicissitudini storiche della parrocchiale di San Felice ad Oviglio sono strettamente connesse allo sviluppo del centro abitato e del suo castello, attestato come castrum solo nel 1413 benché da molti studiosi collocabile in un periodo antecedente.

La sua costruzione,  su un poggio all’altezza di quello del castello, è da attribuire verosimilmente alle pessime condizioni in cui versava a quell’epoca l’antica chiesa di Sant’Agata (situata nelle immediate adiacenze dell’ex convento dei frati serviti), nonché allo sviluppo del paese nella zona corrispondente all’attuale concentrico parallelamente al graduale spopolamento della località di San Felice il Vecchio (lungo la Strada Cavallarizza).

Nel 1606 i ruderi e il sedime della chiesa di S. Agata vennero ceduti ai Serviti di Alessandria che qui vi fondarono un nuovo convento mantenendo invariata la dedicazione dell’edificio religioso.


Per l’analisi della possibile evoluzione architettonica di questo manufatto possiamo fare riferimento all’interessante articolo di Antonella Perin dal titolo “La parrocchiale dei SS. Felice e Agata. Ipotesi sull’evoluzione architettonica (XIV-XIX secolo)” contenuto negli atti del convegno (a cura di Alberto Crosetto e Roberto Livraghi) “Gli “octo loca” Uviliae. Chiese e popolamento antico nel territorio di Oviglio” pp.95-102.


Non abbiamo informazioni specifiche sulle maestranze che lavorano nel corso degli anni in questa importante fabbrica né è stato possibile risalire al nome del progettista o al nome di altri tecnici ai quali possano essere ricondotti interventi specifici. E’ però lo storico locale Nino Ivaldi nel suo volume “La Chiesa dei SS. Felice e Agata nel VII centenario della sua edificazione (1309-2009) e altre testimonianze cristiane nel territorio di Oviglio” (Astigrafica, 2015) a descriverci un’ultima ed importante fase della fabbrica collocabile alla seconda metà del XX secolo.

Risale al 1966 il restauro della facciata in origine intonacata con riproposizione del paramento laterizio a vista e tra il 1969 e il 1970 l’Arciprete Francesco Gandini diede il via al restauro degli interni, con rimozione di tutti gli intonaci decorati e riproposizione dell’impianto in laterizi interamente a vista. Una sorta di “restyling” teso a conferire un’immagine antica al complesso religioso (un intervento similare venne condotto nella vicina Felizzano sulla Chiesa di San Pietro).

Internamente furono anche integrate le decorazioni pittoriche esistenti a cura del pittore Piero Vignoli (lo stesso che aveva già operato nella vicina chiesetta della Madonna, ex San Pietro).

Un segnalazione merita, infine, il bellissimo campanile con terminazione a cono che accoglie la cella campanaria la cui copertura – diffusamente coperta da patina biologica – sarà oggetto di restauro.


 

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